Locuzione con la quale si indicano tre
differenti conflitti che furono combattuti in Europa durante la prima
metà del XVIII sec. Essi sorsero a causa di rivalità dinastiche
per la successione al trono in Spagna, Polonia e Austria. Pur trattandosi di
contrasti interni ai singoli Stati, tuttavia ne furono coinvolte le principali
potenze europee dell'epoca, così che il loro esito alterò i
rapporti di forza e modificò l'assetto politico nel vecchio continente e,
in particolare, finì per consolidare la supremazia commerciale e bellica
dell'Inghilterra sui mari. ║
G. di s. di Spagna: conflitto,
scatenato dalla vacanza del trono di Spagna, che si protrasse dal 1701 al 1714.
Salito al trono di Spagna nel 1665, Carlo II d'Asburgo non ebbe discendenti
diretti, di modo che, quando ancora egli era in vita, già si erano fatti
avanti dei candidati per la successione al vastissimo Impero spagnolo: il re di
Francia Luigi XIV, in quanto sposato a una sorella di Carlo II, rivendicava il
trono per il nipote e secondogenito del Delfino, Filippo d'Angiò;
l'imperatore e re d'Austria Leopoldo I d'Asburgo, marito di una seconda sorella
del monarca spagnolo, Maria Margherita, aspirava a incoronare il suo
secondogenito Carlo, benché figlio di seconde nozze; l'elettore di
Baviera Giuseppe Ferdinando di Wittelsbach, nipote della sopracitata Margherita,
avanzò la propria pretesa. Con il primo testamento del 1698, Carlo II
designò come erede Giuseppe Ferdinando, ma la morte improvvisa di
quest'ultimo nel 1699 riaprì lo scontro. Luigi XIV, cercando di
anticipare gli eventi con la diplomazia, si accordò segretamente con
Guglielmo III d'Orange, che allora regnava sia sull'Inghilterra sia sulle
Province Unite (marzo 1700), per lo smembramento dei possedimenti spagnoli: la
Corona sarebbe andata all'austriaco Carlo d'Asburgo, mentre nei domini italiani
sarebbe subentrata la Francia. L'accordo tuttavia fu presto disatteso,
perché nel novembre 1700 Carlo II morì, dopo aver designato come
suo successore Filippo d'Angiò, a patto però che le due Corone di
Francia e Spagna non venissero mai unite. Luigi XIV sostenne l'insediamento del
nipote a Madrid come Filippo V, ma la volontà francese di controllare
comunque gli affari spagnoli (Luigi inviò addirittura truppe francesi a
presidiare i Paesi Bassi spagnoli e la Lombardia) indusse l'Inghilterra e le
Province Unite olandesi a coalizzarsi con l'imperatore contro Spagna e Francia
(Alleanza dell'Aia, 1701), inizialmente sostenute anche dai Wittelsbach di
Baviera e Colonia e da Amedeo II di Savoia. Il conflitto, le cui prime battaglie
si svolsero in Italia, si allargò presto a tutta Europa: in un primo
momento i Francesi sembrarono prevalere (battaglia di Höchstädt,
1703), occupando la Germania meridionale e aprendosi la strada verso Vienna.
L'alleanza riportò tuttavia due importanti successi diplomatici:
riuscì ad attirare nel proprio campo Amedeo di Savoia (disilluso dalla
Francia nelle proprie aspirazioni sul Milanese) e il Portogallo, che apriva
così i porti alle navi da guerra inglesi. Nel 1704, in seguito alla
seconda battaglia di Höchstädt (in cui le truppe franco-bavaresi
furono sconfitte dagli imperiali guidati da Eugenio di Savoia e dagli inglesi
del duca di Marlborough) e al dominio sui mari delle navi portoghesi e
anglo-olandesi, la guerra penetrò entro i confini della Spagna.
Gibilterra (1704) e Barcellona (1705) furono occupate dagli Inglesi e, con
l'aiuto dei Catalani insorti, il pretendente austriaco si insediò nel
loro capoluogo con il nome di Carlo III. Luigi XIV, nello stesso 1705,
concentrò le sue forze contro il duca di Savoia, assediando Torino: la
città oppose strenua resistenza e infine venne liberata (1706) dalle
truppe imperiali di Eugenio di Savoia, che occupò anche la Lombardia.
L'anno seguente Napoli, la Sicilia e la Sardegna furono strappate agli Spagnoli
dall'alleanza e contestualmente a ciò Luigi XIV e l'imperatore Giuseppe I
(succeduto a Leopoldo) stipularono un patto per la neutralità della
penisola italiana, i cui territori cessavano così di essere il campo di
battaglia per queste potenze straniere. Nel mentre gli Inglesi avevano occupato
i Paesi Bassi spagnoli (battaglia di Ramillies, 1706) ricacciando i Francesi
entro i loro confini e battendoli, in collaborazione con gli imperiali, presso
Lilla (1708). Vista la situazione disperata, Luigi XIV intavolò
trattative di pace (1709), subito rotte a causa delle inaccettabili condizioni
che gli furono poste (tra cui la disponibilità a cacciare con le armi
dalla Spagna Filippo V). Ripresa la lotta, le forze francesi riuscirono a
contenere il nemico e a incalzare Carlo III in Spagna: la guerra tuttavia non si
sarebbe risolta in senso loro favorevole se non fosse stato per il verificarsi
di due importanti eventi non strettamente militari. In Inghilterra, la vittoria
elettorale del Partito Tory (1710), contrario alla guerra, determinò
l'avvio di colloqui di pace separati con Luigi XIV e, l'anno seguente,
morì l'imperatore Giuseppe I. Dal momento che suo successore doveva
essere lo stesso Carlo, pretendente di Spagna, questo fatto rimuoveva le ragioni
di salvaguardia dell'equilibrio tra le potenze europee, per cui la pretesa
dell'austriaco veniva sostenuta dai suoi alleati: non era infatti meno temibile
l'unione tra la Corona di Spagna e quella imperiale rispetto a quella tra Spagna
e Francia. Si giunse così alla firma del Trattato di Utrecht (1713) tra
Anglo-Olandesi, Savoia, Portogallo e Francesi e, dopo una breve opposizione da
parte di Carlo VI (nella numerazione del Sacro Romano Impero), al Trattato di
Rastatt (1714) tra Francia e Austria. In base ad essi, Filippo V conservò
la Corona spagnola ma rinunciò alla linea ereditaria su quella francese;
Carlo VI ottenne il Milanese, il ducato di Mantova, il Regno di Napoli, la
Sardegna e i Paesi Bassi; il duca di Savoia, oltre ai territori della Lomellina
e della Valsesia concessi dall'Austria come compenso per il sostegno fornito,
ricevette il titolo di re, il Monferrato e la Sicilia (che scambiò dopo
pochi anni con l'Austria per la Sardegna); infine l'Inghilterra vide
riconosciuto il suo possesso di Gibilterra e di Minorca, vere chiavi di accesso
al commercio marittimo nel Mediterraneo, e guadagnò privilegi economici e
commerciali in tutti i porti dei possedimenti spagnoli. ║
G. di s. di
Polonia: conflitto, combattuto tra il 1733 e il 1738, nato sul pretesto
della crisi interna alla Polonia per la successione al re Augusto II di Sassonia
(1° febbraio 1733). I pretendenti erano due: Stanislao Leszczynski,
già rivale del defunto, la cui elezione era caldeggiata dai nazionalisti
polacchi e sostenuta apertamente dalla Francia (essendo anche suocero di Luigi
XV) e Federico Augusto, elettore di Sassonia e figlio del defunto sovrano, ben
accetto all'Austria in quanto aveva riconosciuto la validità della
Prammatica sanzione (V. PRAMMATICA SANZIONE
del 1713) e alla Russia, in quanto aveva acconsentito a cedere la regione di
Curlandia a un favorito della zarina. Leszczynski venne eletto a maggioranza
dalla Dieta polacca, ma i suoi oppositori non avallarono questa elezione e
richiesero l'intervento dell'esercito russo a sostegno di Federico Augusto, che
in una seconda occasione risultò eletto, con il nome di Augusto III. Per
tutta risposta la Francia dichiarò guerra all'Austria, contando
sull'alleanza dei Borboni di Spagna (il cui obiettivo era strappare agli
imperiali Napoli, la Sicilia oltre al ducato di Parma e Piacenza per i figli del
re spagnolo: don Carlos e don Filippo) e di Carlo Emanuele III, mirando ancora
una volta la casa di Savoia ad acquisire il Milanese. Il conflitto, nato in
Polonia, fu però combattuto quasi esclusivamente in Italia: le forze
franco-piemontesi occuparono tutta la Lombardia (1733), Parma (1734) e
costrinsero gli imperiali a rifugiarsi nella fortezza di Mantova, la cui presa
rimase in sospeso dal momento che entrambi gli alleati ambivano a possederla.
Intanto don Carlos di Borbone, dopo essere sbarcato con un esercito in Toscana,
mosse verso Napoli, entrando in città nel maggio 1734 e conquistando in
breve tutto il Regno e la Sicilia. Le truppe austriache che restavano in Italia
si ritirarono verso l'Adige, rendendo ancora più critica la situazione di
Mantova assediata (1735). L'imperatore Carlo VI ritenne opportuno avviare
negoziati con la Francia, stipulando in segreto, già nell'ottobre 1735,
dei preliminari di pace e apertamente un armistizio a Mantova nel dicembre
successivo. Spagna e Piemonte furono colti di sorpresa e consentirono di
necessità, rinunciando a malincuore a ulteriori conquiste territoriali
(1736). Furono comunque necessari altri due anni per concludere gli accordi di
pace di Vienna (1738), esempio illuminante della politica perseguita dalle
potenze europee in quel secolo, giocata su continui scambi territoriali
stabiliti in base al principio dell'equilibrio, per il quale nessuna potenza
doveva risultare soverchiamente più forte di un'altra. Così, il
trono polacco andò ad Augusto III, ma Leszczynski conservò il
titolo di re ed ebbe come risarcimento il ducato di Lorena che, alla sua morte,
sotto forma di dote alla figlia, regina di Francia, sarebbe andato alla Francia
(che in cambio riconosceva come valida la
Prammatica sanzione austriaca);
il duca Francesco di Lorena (che aveva sposato nel 1736 Maria Teresa d'Austria,
figlia ed erede dell'imperatore) avrebbe ricevuto, in cambio del feudo di
Lorena, la Toscana, essendosi estinta nel 1737 la linea successoria dei Medici;
l'Austria dovette cedere Napoli, la Sicilia e lo Stato dei Presidi
(V. PRESIDI, STATO DEI) a don Carlos di Borbone,
ricevendo in cambio il ducato di Parma e Piacenza; Carlo Emanuele III estese i
suoi territori fino al Ticino, con i possedimenti di Tortona e Novara, e ottenne
in aggiunta i feudi imperiali delle Langhe. ║
G. di s. d'Austria:
nonostante la politica dell'imperatore asburgico Carlo VI fosse stata improntata
per decenni a ottenere da parte delle potenze europee il riconoscimento della
Prammatica sanzione del 1713 (in cui si stabiliva il diritto di
successione anche per linea femminile, con prelazione della figlia Maria Teresa
sulle figlie del fratello e predecessore Giuseppe I), alla sua morte la
successione di Maria Teresa fu contestata. La questione, tuttavia, rappresentava
solo uno dei tanti motivi di scontro tra le potenze europee, come la
rivalità coloniale e commerciale tra i Borbone di Francia-Spagna e la
Gran Bretagna o la volontà da parte del re di Sardegna e dei Borbone di
Napoli di espandersi in Italia a scapito dei possedimenti asburgici. L'obiettivo
di smembrare l'Impero degli Asburgo fu il motore di questa guerra, cui peraltro
concorsero le pretese di successione alternative a quella di Maria Teresa: suo
principale antagonista era Carlo Alberto di Baviera, in base a un'antica legge
che attribuiva la successione ai Wittelsbach in caso di estinzione degli
Asburgo; egli, inoltre, vantava diritti per il suo matrimonio con la figlia
minore di Giuseppe I. Anche Augusto III di Sassonia-Polonia, sposato alla figlia
maggiore dello stesso Giuseppe, si candidò. La guerra venne però
scatenata nel dicembre 1740, quando Maria Teresa era già insignita dei
titoli di regina di Boemia e Ungheria, non da un rivale al trono, ma dalla
volontà di espansione del re di Prussia Federico II, che occupò la
Slesia. Francia, Spagna, Baviera, Sassonia e Piemonte si strinsero in
un'alleanza antiasburgica, mentre Maria Teresa poteva contare solo sull'appoggio
(solo finanziario e non ancora militare) della Gran Bretagna di Giorgio II, che
era anche il principale elettore dell'Hannover. Nel 1741 gli alleati riportarono
importanti vittorie: i Franco-Bavaresi conquistarono Passau e si spinsero fino a
Praga, dove Carlo Alberto si fece incoronare re di Boemia (1742) e poi
imperatore con il nome di Carlo VII. Negli stessi mesi, tuttavia, Maria Teresa
aveva preparato una reazione militare e diplomatica, con l'appoggio della
nobiltà magiara; inoltre riuscì a distaccare Federico II di
Prussia dalla coalizione, assicurandogli il possesso della Bassa Slesia prima
segretamente (1741) e poi, dopo aver cacciato Carlo VII da Praga e da Monaco,
con la Pace di Berlino (1742), cui aderì anche la Sassonia. Sempre nel
1742, in Italia, Carlo Emanuele III di Savoia, temendo una possibile conquista
del Milanese da parte dei Borbone di Spagna e di Napoli, mutò alleanza e
si schierò con gli Asburgo che, nel 1743, vennero favoriti anche
dall'intervento di Gran Bretagna e Olanda, decise a contrastare l'egemonia
francese in Europa. La prima vittoria anglo-olandese contro i Francesi fu
ottenuta a Dettingen (giugno 1743): in forza di essa Giorgio II convinse Austria
e Piemonte a stipulare tra loro un patto (Trattato di Worms, settembre 1743) in
cui Maria Teresa prometteva la cessione di parte della Lombardia ai Savoia in
cambio di un loro effettivo e costante impegno antiborbonico. Per tutta risposta
Francia e Spagna sottoscrissero il Trattato di Fontainebleau (ottobre 1743),
detto anche "patto di famiglia", che, destinando a Filippo V di
Spagna il controllo della Lombardia in cambio di un suo impegno antibritannico,
ripristinava la coalizione antiasburgica, coinvolgendo poco dopo nuovamente la
Prussia, ma anche la Svezia e gli elettori di Baviera e Palatinato (giugno
1744). La campagna della nuova alleanza si mosse in tre direzioni: in Italia,
contro il Piemonte, nei Paesi Bassi austriaci e in Inghilterra, dove si
cercò di fomentare una nuova rivolta giacobita a sostegno del ramo
cattolico degli Stuart contro gli Hannover. Una svolta decisiva alla guerra fu
impressa dalla morte di Carlo VII e dalla riconciliazione del suo successore ed
elettore di Baviera Massimiliano III con Maria Teresa (Pace di Füssen,
aprile 1745). Nel settembre successivo la dieta di Francoforte elesse imperatore
il marito di Maria Teresa Francesco di Lorena e nel dicembre venne firmata la
Pace di Dresda anche con la Prussia. Il conflitto, abbandonato dai vari Stati
germanici, ne sortiva semplificato: restavano Austria, Olanda, Gran Bretagna e
Piemonte contro Francia e Spagna. Durante il 1745 queste ultime ottennero
successi sia in Italia sia nei Paesi Bassi austriaci, rintuzzati però
l'anno seguente nella penisola (liberazione del Piemonte, presa della Lombardia
e di Genova) e nel 1747 nelle Fiandre. Iniziarono lunghe trattative tra le parti
che si conclusero con la Pace di Aquisgrana del 1748, di cui ricordiamo le
clausole principali: ripristino preliminare dello
statu quo ante, con la
restituzione di tutti i territori conquistati dalle parti; riconoscimento della
Prammatica sanzione, in base alla quale Maria Teresa saliva sul trono
degli Asburgo e Francesco di Lorena manteneva il titolo imperiale; cessione da
parte dell'Austria dei ducati di Parma e Piacenza e di Guastalla a don Filippo
di Borbone, fratello minore del re di Napoli; cessione da parte dell'Austria al
Piemonte dei territori oltre il Ticino già promessi con il Trattato di
Worms (Voghera, Vigevano e l'alto Novarese); cessione da parte dell'Austria alla
Prussia della Slesia; conferma dei privilegi commerciali a favore della Gran
Bretagna stabiliti dai trattati del 1713; riconoscimento della linea ereditaria
della casa di Hannover al trono britannico.